Herr Ole / Jeg Lagde meg så silde – La ballata di Ole Vellan

La ballata Jeg lagde meg så silde (Dormivo così serenamente…) è una ballata norvegese appartenente alla categoria delle ballate medievali ed è spesso “confusa” o confluisce in un’altra ballata che si chiama semplicemente Ole Vellan o Olav Velland.

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La vicenda di base narra di un cavaliere che vive spensierato alla corte del re fino al giorno in cui riceve la notizia di tornare subito a casa perché la sua fidanzata è gravemente malata. Lui si affretta, ma lungo il cammino avverte sinistri presagi e quando arriva su un colle percepisce il suono delle campane e scorge il corteo funebre che sta accompagnando la sua fidanzata morta al cimitero. Per molte strofe, lui – inconsolabile – da voce al suo strazio. La ballata è narrata in “prima persona”, cosa piuttosto rara per le ballate medievali

Ole Vellan è considerata una variante della stessa ballata, ma raccontata tradizionalmente in terza persona e con una forma più epica: il protagonista viene a sapere alla corte del re della morte della sua fidanzata, si reca dal re per chiedere il permesso di tornare a casa. Il re gli offre doni e un’altra sposa, ma il cavaliere decide di andare dalla sua amata e quando riesce a vederla ormai cadavere, muore dal dolore.

«Le ho accarezzato la sua pelle livida

Che un tempo era così rosea

Signore Dio, meglio se fossi rimasto un poveraccio!

Ritrovo qui morta, la mia adorata»

The sleeeping beauty di John Duncan – 1915

Esistono oltre 40 versioni di questa popolare ballata; circa la metà sono state scritte o trascritte  nel Telemark nel XIX secolo e fino ai primi anni del ‘900, altre varianti provengono da diverse altre regioni norvegesi. Uno dei principali “collettori” di questa ballata è Sophus Bugge il quale riportò la versione scritta da Signe Eivindsdotter Storgård (1790 – 1861) di Lårdal. Bugge la incontrò nel 1857 e con il suo aiuto raccolse altre 20 ballate tipiche che, in seguito, pubblicò sotto il titolo di Gamle norske Folkeviser. Come per il testo, le melodie applicate sono altrettanto numerose, tra le più rinomate si cita la variazione su tema di Lindeman del 1848 della tradizione folkloristica della regione Valdres.

Il testo più antico noto è scritto in danese e risale alla seconda metà del 1500: nel 1573, Anna Parsberg – una delle dame di compagnia della regina Sofia – scrisse una ballata di sei strofe in forma poetica ispirata a “Ole Vellan”. La Regina Sophia di Mecklenburg (1557 – 1631) era la moglie di Federico II di Danimarca, si sposarono nel 1572 e lei era un’appassionata di poesia e di ballate antiche; fu lei a chiedere allo storico e sacerdote Anders Sørensen Vedel di raccogliere le più antiche ballate danesi che furono, poi, pubblicate nel 1591 nella raccolta “Hundreviseboka – il Libro delle Cento Ballate”.

Una delle più notevoli è proprio Jeg lagde meg så silde, raccontata in prima persona. È insolito che in una ballata si usi la forma dell’ “io narrante”, gli studiosi hanno sempre pensato che questa forma espressiva fosse più soggettiva e tipica di ballate relativamente più moderne, ma in realtà vi sono altre ballate medievali che utilizzano la forma soggettiva per narrare la vicenda. Tuttavia il testo danese del 1573 utilizza la terza persona e il protagonista si chiama Oluf, il testo danese si ritiene il “padre” delle numerose successive varianti norvegesi dove il protagonista assume anche varianti del nome Ole / Ola / Olav / Olaf. Il testo resta profondamente romantico, doloroso e armonioso nel complesso.

Le melodie applicate alla ballata sono altrettanto varie e utilizzate nel tardo ‘800 anche come melodie funebri per accompagnare i funerali. La melodia più nota è attribuita a Ludwig Mathias Lindeman del 1848.

La melodia talmente popolare divenne addirittura l’inno nazionale svedese Du gamla Du Fria, liberamente ispirata proprio alla ballata. L’autore dell’inno, Richard Dybeck, la riscrisse per la prima volta nei primi anni del 1840 su ispirazione di Rosa Wretman del Västmanland, su questa melodia scrisse un nuovo testo che divenne, appunto, l’inno nazionale svedese.

Delle diverse varianti si riporta quella del 1848 sulla quale fu scritta anche la melodia di Lindmann.

Jeg lagde meg saa sildig

1. Jeg lagde mig saa sildig alt seent om en Kvæld
jeg vidste ingen Kvide til at have
saa kom der da Bud ifra Kjæresten min
jeg maatte til hende vel fare
– Ingen har man elsked over hende. –
1. Dormivo così serenamente una tarda serata

Non avevo alcuna preoccupazione

Finché non giunse un messaggio dalla mia promessa sposa

Dovevo tornare presto da lei

– Non ho mai amato nessuno oltre lei –

2. Saa gik jeg da mig oppaa höiande Loft
aa klædde mine bedste Klæder
jeg klædde paa mig en Klædning af ny
en Klædning af Bomölske Flöiel
2. Allora sono corso a prepararmi

Per indossare i miei abiti migliori

Ho indossato abiti nuovi

Vestiti di soffice cotone

3. Saa gik jeg da mig i Stalderen ind
aa klapped Graagangeren paa Bagen
jeg lagde paa hannem Salen af Sölv
og Beslet af Guld var beslagen
3. poi mi sono recato nella stalla

E ho accarezzato sul dorso il mio destriero grigio

Ho messo la sella d’argento e le briglie d’oro

4. Saa rider jeg fire Styver Milervei
mens andre monne södeligen sove
som jeg da kom til min Kjærestes Hjem
da mödte jeg min Kjæreste Svoger
4. Ho cavalcato quattro volte le sette leghe

Mentre gli altri dormivano serenamente

Per raggiungere la dimora della mia amata

Attraversando atri boschi per la mia amata

5. Saa gik jeg da mig oppaa høiande Loft
hvor jag haver været saa mange
der stander de Jomfruer alt udi en Flok
aa pynta min Kjærest til Graven
5. Infine, sono giunto su un alto colle

Dove ero stato molte volte

Laggiù c’erano delle suore in corteo

Che preparavano la mia amata per la tomba

6. Hendes Föder va hvide

hendes Fingre va smaa,
hendes Øine va blaa som en Due
aa Bryst havde hun som Sneen udi Huul
aa Munden som Sukker den söde

6. I suoi piedi erano così bianchi

Le sue dita così sottili,

i suoi occhi erano blu come una colomba

il suo seno bianco come neve

e la sua bocca dolce come zucchero

7. Haar havde hun som va spunden af Guld
aa flettet med en liden Flöíels Nøsse
hendes Bönner vore saa inderlig te Gud
i Himmerig maatte hun möde
7. Aveva i capelli come fili d’oro

Intrecciati con nastri preziosi

Le sue preghiere ascolta intimamente o Dio

Nel Regno dei Cieli lei deve stare

8. Saa rider jeg et Stykke derfra
saa fik jeg höre de Klokkerne klinga
ikke andet jeg vide og ikke andet jeg fornam
end mit Hjerte i Stykker mon springa
8. Avanzo lentamente ancora un po‘

Poi sento suonare le campane

Nient’altro conosco, nient’altro comprendo

Se non il cuore infranto e a pezzi

9. Saa rider jeg te Kirkegaarden frem
da fik jeg see de Klokkerne udvælga
der stander de Jomfruer, höviske Mænd
bad mig en anden Ven at udvælga
9. Cavalco verso il cimitero

Vedo le campane suonare,

le suore pregare, dei nobil uomini

mi consiglarono di scegliere un’altra compagna

10. Vel kan jeg fæste en anden ved min Haand
aldrig finder jeg hendes Liga
hendes Liga findes ikke i denne Verdens Land
ei heller i de tre Kongerigar
10. Ma io non posso stringere nessun’altra mano

Non troverò mai una donna simile a lei

Non esiste una donna come lei in tutto il mondo

E in nessuno dei tre Regni.

La versione in musica che si propone è quella di Ludwig Mathias Lindman del 1848, eseguita dalla cantante lirica Sissel Kyrkjebø durante una trasmissione TV sulla rete nazionale NRK, andata in onda nel 2005.

Il brano cantato è in norvegese, in una versione ridotta, e solitamente si cantano la 1°, 4° e 5° strofa

Jeg lagde meg så silde

1. Jeg lagde meg så silde og sent om en kveld
jeg visste ingen sorrig til å have
så kom der et bud i fra kjæresten min
jeg måtte til henne vel fare
Ingen har jeg elsket over henne
1.Dormivo beatamente in una tarda serata

Non conoscevo dolore né sofferenza

Poi all’improvviso giunge un messaggio della mia amata

Dovevo correre da lei

Non ho mai amato altro che lei

2. Så red jeg meg de mange mile frem
mens andre monne sødelig sove
og veien den gikk til min kjærestes hjem
igjennom de mørknende skove
2. Così ho cavalcato per mille miglia e più

Mentre gli altri dormivano beati

La strada che portava dalla mia amata laggiù

Attraversava boschi oscuri e atri

3. Og alle de små fugler i skoven va’
De voldte meg så stor en kvide
For Alt det di kvitret og alt det de kvad
De sagde at jeg fortere skuld’ ride
3. E tutti gli uccelli del bosco

Cantavano un’unica melodia

Il canto di quegli uccelli conosco

E mi diceva che dovevo cavalcare con vigoria

4. Så ganger jeg meg opp i høyen loft
Som alltid jeg var vant til å gjøre
Der stander de jomfruer alt uti flokk,
Og kledde min kjærest til døde.
4. Infine giunsi sull‘alto colle

Come ero sempre solito fare

Là vidi radunate fanciulle a folle

Che vestivano la mia amata per il funerale

5. Så gikk jeg meg ut i den grønne eng
Der hørte jeg de klokker ringe
Ei annet jeg visste, ei annet jeg fornam
Enn hjertet i stykker ville springe
Ingen har jeg elsket over henne.
5. Allora ho corso sul verde prato

Sentivo le campane suonare

Null’altro sentivo null’altro capivo

se non il mio cuore affranto

non ho mai amato altro che lei.

 

Qui di seguito, infine, si riporta la versione narrata in terza persona della ballata di Ole Vellan (anche questa da una trascrizione del 1848).

La ballata di Ole Vellan

1.Ole Vellan tjente på kongens gård
der tjente han for føde og for klede,
så kom der et brev i fra Rosenlund,
som siger at hans kjæreste er døde.
1. Ole Vellan era al servizio del re

In cambio di cibo e vestiti,

un giorno giunse una missiva da Rosenlund

che diceva che la sua amata era morta

2.Han Ole han stiller seg for kongens brede bord
han gjorde all den tjeneste som han kunne,
så ba han sin nådigste konge om forlov
at reise til Rosende Lunde.
2. Ole si presenta al desco del re

E in nome di tutti i servigi resi

Chiese al suo re misericordioso il permesso

Di tornare a casa nel Rosenlund

3.Kongen han svara frå sitt bredeste bord:
Jeg vil derom slett intet høre,
men du skal få svara eit einaste ord:
Hva har du i Rosenlund at gjøre.
3. Il re rispose dal suo grande desco:

Non voglio sentire altro,

ma devi rispondermi a una sola cosa:

che affari hai a Rosenlund

4.Det er kommet en tiend hit til din gård
hvor over mitt hjerta monne bløde.
Det er kommet et brev i fra Rosenlund
som sier at min kjæreste er døde.
4. Qui a corte è giunto un messaggio

Che fa sanguinare il mio cuore

È giunta una missiva da Rosenlund

Che riferisce che la mia amata è morta

5.Og kongen han svara så listelig
det var ikke mer enn en kvinne,
men jeg skal gjøre det så ut i mitt råd,
at du skal få den fagreste grevinne.
5. E il re rispose con giovialità

Che non si trattava che di una donna,

farò tutto il possibile

per concederti la donna più bella

6.Og alle dei grevinner jeg akter ikke på,
dem ville jeg for allting ikke have,
men jeg få reise til Rosenlund
og følge min kjærest i graven.
6. «Di tutte le donne che posso avere

Non ne vorrei avere alcuna

Ma desidero tornare a Rosenlund

Per accompagnare la mia amata alla tomba»

7.Han Ole oppsala grågangaren sin
der sto han så blek som en lilje,
så red han så fort som den lille fugl fløy
alt over de nordenlandske fjelle.
7. Ole si precipitò dal suo destriero grigio,

era pallido come un giglio,

cavalcò più forte che poté, come un uccello

che migra lontano dalle terre fredde

8.Da han kom seg til Rosenlund
da bandt ha nsin hest til en stolpe,
så gikk han seg i fruerstuen inn
der fruer og jomfruer gråte.
8. Quando giunse a Rosenlund

Legò il suo destriero a un palo,

poi entrò nella sala allestita

dove donne e fanciulle piangevano.

9.Så gikk han seg i likstuen inn,
der vred han sine hender så såre,
og hvert det sandkorn på gulvet lå
det vætet han med sin tåre.
9. Entrò nella sala mortuaria,

si contorceva le mani fino a farle sanguinare,

e ogni singolo granello di sabbia per terra

era bagnato dalle sue lacrime.

10.Hu gamle mor hu tala så mildelig:
Du finner vel igjen hennes like.
Nei hennes like jeg aldri mere ser
ei heller uti syv kongerike.
10. La sua anziana madre gli parlò teneramente: Troverai certo una al suo pari.

No, non esiste al mondo una donna pari a lei

In nessuno dei sette regni.

11.Han Ole han satte seg ner på ein stol
han satte seg der til at sove,
han befala Gud sin syndige sjel
og så oppga han sin ånde.
11. Ole si andò a sedere su una sedia

Si sedette per dormire,

ma lui pregava Dio di prendere la sua anima peccatrice finché poi il suo spirito spirò

12.Begge de lik de blei lagt i ein båt
og kisten den var utav marmor,
der skal de ligge alt til dommedag
og Gud han oppvekker oss alle.
12. Entrambi cadaveri furono posti su una barca e la bara era di marmo puro

In essa riposeranno fino al Giorno del Giudizio quando Dio resusciterà tutti dalla morte.


Trad. © Annalisa Maurantonio

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