4. Morten Harket – documentarista e imprenditore_Doc & Enterpreneurship

Morten Harket

Morten Harket – Kristiansand 2019 foto credits @ Janne Møller Hansen

Morten Harket è la “voce”. Notoriamente come cantante, ma Morten Harket è stato anche “attore”, “doppiatore”, “presentatore” e pochi sanno che l’artista ha “prestato” la propria voce come “narratorenei documentari e documentarista stesso. È un’attività che ha svolto quasi regolarmente dal 1990 in poi e più intensamente negli anni del suo rientro in Norvegia tra il 1993 e il 1998. In particolar modo è stato protagonista di alcuni documentari in collaborazione con l’amico e regista Sigurjon Einarsson e in un solo caso ha scritto la “colonna sonora” per un docu-film sull’indipendenza della Repubblica di Macedonia dall’ex-Jugoslavia. Il titolo del documentario è “A Name is a name” che è anche un brano inserito nell’album “Letter from Egypt” del 2008. Gli argomenti dei documentari ruotano principalmente intorno alle tematiche più care per Morten: l’ambiente, la natura, i cambiamenti climatici, questioni sociali, l’incontro fra culture diverse, i rifugiati in fuga dalle guerre, la povertà nel mondo a volte su iniziativa personale altre volte perché coinvolto in programmi umanitari Unicef o in collaborazione con Hydro, una nota industria di alluminio norvegese che segue, tuttavia, da tempo una politica equo-solidale e eco-compatibile mettendo il proprio know-how a disposizione del miglioramento delle condizioni di vita e umanitarie dei paesi in via di sviluppo.

Si riportano di seguito i documentari a cui Morten ha partecipato come protagonista e quelli in cui ha prestato la propria voce come “speaker”. I video sono principalmente in lingua norvegese (raramente sottotitolati in inglese) perché prodotti per la TV norvegese. Sono esclusi i video documentari sulla carriera degli a-ha o su Morten Harket, unica eccezione è lo “special” di TV2 dedicato a Morten nel 2012 che nacque per promuovere l’album “Out of my hands”, ma si è poi rivelato un’interessante retrospettiva sull’uomo Harket, oggetto di osservazione al di là della fama.

1990 – The Sunshine Revolution

Il documentario per la regia di Harald Røstvik è del 1990 con la voce narrante di Morten Harket – e sottotitolato in inglese – illustra i vantaggi dell’energia solare e i progressi all’epoca delle tecnologie pro-ambiente. L’autore del documentario, lo stesso Røstvik, è un ingegnere e pioniere dell’energia solare presso MNAL –  Norwegian Architect ed è docente universitario. Ha scritto sette libri sulla materia (di cui l’ultimo “A Source of Energy” del 2011); il documentario “The Sunshine Revolution” ottenne all’epoca anche un premio nella categoria dei documentari. Morten Harket e Røstvik si incontrarono per la prima volta a Colombo, in Sri Lanka nel 1989 ed Harket era già un impegnato attivista ambientalista riuscendo a ritagliare del tempo per questo impegno nonostante fosse nel pieno del successo. I due collaboreranno anche in seguito su altri progetti, tra cui un documentario a Timor Est.

Il documentario è centrato sull’importanza di abbandonare definitivamente l’energia nucleare a favore di quella solare, le “previsioni” statistiche riportate in questo documentario del 1990 sono di una straordinaria accuratezza e incredibilmente lungimiranti se si pensa agli incidenti nucleari di Fukushima circa venti anni dopo e ai danni degli esperimenti francesi nel Pacifico. Il documentario fa riferimento a un edificio “autonomo”, Chanelle, il primo edificio in Europa costruito in Norvegia nel  1985 a “Emissioni Zero”, una realtà che solo recentemente si sta sviluppando, inoltre si affronta il tema delle vetture elettriche e, in genere, di come rendere virtuoso il rapporto tra il settore dei trasporti e quello dell’edilizia, ipotizzando la “condivisione” delle batterie elettriche a uso domestico anche da applicare ai veicoli. Vi si allude al rischio di guerre per il rifornimento energetico sull’uso di carburanti fossili e nucleari, se non si trovano energie alternative compatibili con l’ambiente e in grado di soddisfare l’approvvigionamento su grande scala.

Morten Harket ha da sempre prestato la propria voce, in tutti i sensi, per promuovere la sostenibilità ambientale e la mobilità “verde” sia essa elettrica o di altra fonte rinnovabile. Ma solo recentemente, gli è stato accreditato il merito di aver contribuito con forza e determinazione a cambiare la mentalità e il sistema di approvvigionamento energetico della Norvegia che risulta essere nel 2020 il paese leader nella mobilità elettrica (con quasi il 90% della mobilità pubblica e privata elettrica) e l’unico Paese ad aver rispettato gli impegni internazionali del programma “Emissioni Zero” in tutti gli ambiti della società civile.

Ecco una rassegna di articoli della stampa internazionale (Italia inclusa) che accreditano il merito dei progressi ecologici e dell’orientamento verso la mobilità “verde” della Norvegia a Morten Harket e per estensione agli altri membri della band:

Si ricorda che Morten Harket nel 2012 ha ricevuto il Clean Tech Media Award a Berlino, la prima volta che il premio è stato assegnato a un musicista.

Morten Harket e Fredric Hauge

Morten Harket e Fredric Hauge con la Fiat Panda modificata elettrica (1996)

Video in lingua norvegese (sottotitolato in inglese): Youtube

1995 – EPK video promozionale per il lancio di Wild Seed

Pur essendo un video pensato per la promozione del primo album da solista di Morten Harket, “Wild Seed” in lingua inglese, non è banalmente “promozionale”, ma offre una visione più intima e dettagliata sul processo creativo e sulla nascita dei brani: le motivazioni, l’ispirazione, i luoghi, la produzione.

Video (in inglese):

1996 – Servizio NRK sulla produzione di Vogts Villa

NRK dedicò un breve special a Morten Harket in occasione del primo album da solista in lingua norvegese. Interessante sguardo sulla vita dell’artista che si ritira su un’isola abbandonata – che dà il nome all’album – per concentrarsi sulla realizzazione di un “esperimento” ben riuscito, ma rischioso, nella sua carriera internazionale: nel video si intravede “The Shark”, lo scafo di Morten Harket “fedele” compagno dei suoi spostamenti lungo la frastagliata costa del sud della Norvegia e i luoghi spartani in cui l’album è stato registrato.

Video (in norvegese):

1996 – Morten Harket in Centro America e concerto a Bredtveit Kvinnefengsel

La prima parte del video è un documentario realizzato da Sigurjon Einarsson in Centro e sud America – “Safari” – alla ricerca delle civiltà perdute inca e maya e delle foreste pluviali in via di estinzione: uno sguardo sul delicato ecosistema locale, gli equilibri tra flora e fauna e l’impatto delle popolazioni sull’ambiente, ma anche i rapporti difficili con le multinazionali, il disboscamento e la povertà degli indigeni. Nel documentario si apprezza un Morten Harket inseparabile dalla sua chitarra, ma anche “cacciatore” di farfalle, esperto botanico ed etologo offrendo puntuali e precise spiegazioni delle specie animali e degli insetti autoctoni. I paesi visitati sono Guatemala e Perù, dove l’artista ha affrontato un impegnativo trekking verso Machu Picchu.

La seconda parte del video è uno “speciale” sempre del 1996 in cui Morten Harket è invitato ad esibirsi gratuitamente in occasione del Natale nel carcere femminile di Bredtveit. È un’occasione per parlare dell’emarginazione, delle difficoltà sociali, della differenza di esibirsi dinanzi a un pubblico “non convenzionale” per un artista di fama internazionale, la creatività.

Video (in lingua norvegese e parzialmente in inglese):

Video in HD e completo del viaggio in Guatemala “Safari”:

2003 – Nasjonen i Støpeskjeen Morten Harket a Timor Est

Nel 2003, per TV2, Morten Harket insieme a Sigurjon Einarsson e Røstvik sono invitati dall’associazione no-profit Strømme Stiftelsen per seguire lo sviluppo di Timor Est dopo l’indipendenza e l’ottenimento del Premio Nobel per la Pace a Ramos Horta. La voce narrante del documentario dal titolo “Nasjonen i støpeskjeen – Una nazione in formazione” è Morten Harket che ci accompagna nell’esplorazione di un paese in via di sviluppo, in cui tutto è da costruire. L’artista incontra Ramos Horta per fare il punto della situazione a cinque anni dall’indipendenza, si parla di progetti sostenibili da cui partire, piuttosto che sfruttare le risorse naturali, del bisogno di impostare infrastrutture già all’avanguardia preservando il territorio, delle potenzialità del turismo, ma anche della delicatezza del paesaggio e della barriera corallina da proteggere, nonché dei progetti scolastici per la formazione culturale delle generazioni future. Morten visita i luoghi del massacro e della guerra civile, la devastazione dei luoghi, la distruzione delle chiese e dei centri di culto; infine visita anche un’azienda norvegese produttrice di caffè – dalle piantagioni al prodotto semi-lavorato – con metodi tradizionali ma allo stesso tempo nel rispetto dell’ambiente.

Video (in norvegese e parzialmente in inglese con sottotitoli in norvegese):

2008 – Artist Galà UNICEF per il Kenya e Somalia

Nel 2008, Morten Harket in collaborazione con l’UNHCR visita il campo profughi di Dadaab in Kenya al confine con la Somalia: il più grande al mondo. Il viaggio documentario è stato uno dei più rischiosi e allo stesso tempo più emotivamente coinvolgente per l’artista. Come si può apprezzare dalle riprese, il cantante è intervenuto due volte per aiutare una madre con il suo bambino ricoperto di piaghe e infezioni e il giorno dopo un altro bambino in difficoltà. L’artista implora più volte il suo interprete di riferire alla donna che c’è un medico norvegese della spedizione che può intervenire subito per curare le piaghe del bambino. La produzione non permette che vi siano contatti tra i partecipanti alla spedizione e i rifugiati al di là di quelli previsti ai fini delle riprese, ma Morten insiste perché il loro medico intervenga e si assicura che ciò venga fatto, subito dopo gli inviati sono costretti ad abbandonare il campo profughi per un allarme: è in corso un’incursione di miliziani jihadisti, Morten e la troupe sono costretti a scappare. Il giorno dopo, ritornano al campo e Morten si assicura che il bambino sia stato medicato, ma nel frattempo presta il furgone della spedizione per portare d’urgenza un altro bambino in ospedale. Di quella esperienza, Morten alla stampa dichiara di essere rimasto profondamente segnato dai volti e dalla disperazione dei profughi, e dalla sua sensazione di inadeguatezza e impossibilità di intervenire per alleviare le sofferenze, ma ricorda anche: «Un occidentale che si muove in quei luoghi è in costante pericolo, è come viaggiare con il prezzo del riscatto sull’etichetta dei vestiti. In qualsiasi momento c’è il rischio di essere rapiti, si vive a braccetto con la morte, mentre lì c’è gente che muore sul serio. Si ritorna a casa, circondati dal benessere, dalla sicurezza e dal confort che non apprezziamo mai fino a quando non lo perdiamo e ci dimentichiamo di un mondo che soffre».

Video (in norvegese):

2009 – A Name is a Name

Il 28 maggio 2008, Morten Harket pubblica il suo album “Letter from Egypt” per la Universal Record. Uno dei brani contenuti nella raccolta è “A Name is a Name” che diventerà il tema principale per un film documentario sulla Macedonia diretto sempre da Sigurjon Einarsson. Il docu-film è un cosiddetto “road movie” sull’indipendenza della Macedonia dall’Ex-Jugoslavia, sulla nascita di un nuova nazione e sulla voglia di rinascita dei macedoni. Il produttore è Jason Miko, il co-produttore è Aleksander Bibilov, la regia e lo screenplay è di  Sigurjon Einarsson, le musiche di Morten Harket, Earth Affair, Sigur Ròs, Mùm, Graham Nash.

Video (in inglese):

2010 – Speider Aksjon: Action Movie for 2010

Il documentario è una rassegna delle campagne “scout” norvegesi negli anni più recenti e poiché Morten Harket è stato anche sostenitore delle iniziative scout, viene intervistato e coinvolto nel racconto delle missioni di solidarietà a cui ha preso parte e in particolare per la causa di Timor Est.

Video (in norvegese):

2011 – Unicef per Giamaica

Il 25 settembre 2011, Morten Harket in collaborazione con l’Unicef si reca in Giamaica per documentare le condizioni dei giovani in uno dei paesi più violenti del mondo, le loro possibilità di affrancarsi dalla criminalità e di poter mettere a frutto ciascuno il proprio talento. Il musicista incontra dei giovani in una scuola multidisciplinare che con il sostegno dell’Unicef riesce a fornire un’istruzione e un’educazione di base e prospettare un futuro migliore e di crescita professionale o artistica.

Video del reportage di Morten Harket (voce narrante) in Giamaica per l’Unicef (in norvegese):

Video-intervista per TV2 a cura di Dorthe Skappel a Morten Harket sulla sua esperienza in Giamaica: (in norvegese)

Il cantante rivela di essere rimasto molto colpito dalla storia personale e dalla forza e voglia di riscatto  di una delle studentesse del centro Unicef che ha visto suo padre morire durante una sparatoria. Le condizioni politiche del paese sono difficili e sembra impossibile immaginare una via di uscita. La giornalista chiede al cantante se l’essere stato vittima di bullismo gli ha reso più semplice empatizzare con questi ragazzi, e il musicista risponde che il bullismo ha sicuramente contribuito a prepararlo a tutto quello che gli sarebbe accaduto nella vita e che è stato una palestra per prepararsi alle avversità, ma che non è paragonabile alla violenza e allo “spettacolo” violento a cui sono sottoposti o assistono quotidianamente alcuni dei ragazzi che vivono in Giamaica.

2012 – Mannen bak myten (God Kveld Norge TV2)

Nuovamente la giornalista di TV2, Dorthe Skappel, conduce uno special di approfondimento sull’uomo che si cela dietro la celebrità, Morten Harket. Il viaggio in Brasile è l’occasione per dare uno sguardo più profondo ad un musicista di fama internazionale che non ama essere definito una “superstar”. Anche in questo documentario si apprezza il lato di Morten “etologo”, appassionato del mondo naturale e della musica che è fatta anche – o forse soprattutto – di silenzi, lungi silenzi. Il documentario si conclude infatti con l’invito del cantante ad “osservare” un lungo momento di silenzio, forse il più lungo della storia televisiva che al contrario è fatta di immagini e suoni in continua sovrapposizione.

Video (in lingua norvegese):

2015 – in Brasile per Hydro

A ottobre 2015, in concomitanza con il tour mondiale della band, Morten Harket e Magne Furuholmen vengono coinvolti a titolo diverso in progetti a sostegno della comunità brasiliana di Paragominas dove ha sede una centrale di produzione di alluminio della Hydro. Magne coinvolge un gruppo di giovani a realizzare opere d’arte all’impronta, mentre Morten segue un progetto di riforestazione e contribuisce alla piantumazione di diversi alberi.

Video del reportage a cura di Hydro Brasil (in lingua portoghese):

Messaggio di Morten Harket ai giovani che hanno ricevuto il kit scolastico offerto dagli a-ha e Hydro per l’istruzione e la formazione dei giovani brasiliani:

2017 – Heimland

La regista Sara Broos realizza un cortometraggio sulla storia di Raghad Kanawati, una giovane profuga siriana che confessa di aver affrontato i momenti più difficili della sua fuga da un paese in guerra grazie alla musica degli a-ha e alla voce di Morten Harket le cui vibrazioni hanno contribuito moltissimo ad alleviare la disperazione di un’anima affranta dalla lontananza e dal non conoscere le condizioni del resto della sua famiglia. La storia comune eppur speciale di una profuga e del suo incontro con l’idolo musicale che tanto ha contribuito a darle la forza di andare avanti. Si apprezza Morten Harket in un contesto più naturale, quotidiano che prende la metropolitana, che prepara la cena insieme alla sua ospite, che si sposta in macchina canticchiando insieme a Raghad – e significativamente –  “Lifelines” …

Video (in svedese, inglese e sottotitoli in norvegese, svedese, inglese):

Morten Harket imprenditore

Se negli anni ’80 dell’esordio, Morten Harket avesse avuto un blog sarebbe  stato sicuramente considerato un influencer o un trend-setter: jeans strappati, bracciali di cuoio, foulard, magliette consunte, giubbotti in pelle sono i suoi marchi di fabbrica e che lo hanno reso un’icona anche di stile.

Morten Harket – seppur corteggiato dalla moda – non è mai stato una fashion victim, ma tra i molteplici talenti bisogna annoverare anche quello di essere un designer a tutto tondo: abiti, scarpe, ma anche edifici, imbarcazioni, sculture e abile ritrattista.

Morten Harket stilista

A-ha Morten Harket Armani

Morten e a-ha con Armani – Londra Armani Party 17 sett 2017

Morten Harket occhiali Armani

Morten Harket indossa una montatura per occhiali da vista Armani nella caratteristica nuance Blu Armani (Settembre 2020 – foto credit @ The Masked Singer UK)

La fama ha reso la band degli a-ha testimonial naturale per la moda: Nike, Kalvin Klein, Armani, Yves Saint Laurent, Moods of Norway sono solo alcuni dei nomi che “riforniscono” il guardaroba degli a-ha, ma Morten Harket ha dato e continua a dare sempre molto spazio anche a giovani talenti meritevoli – dai gadget agli abiti – oltre a dilettarsi e cimentarsi in prima persona nel design.

La maglietta a maniche lunghe con le righe bianche sul braccio coordinata con il giubbotto in pelle nero e con le strisce bianche sono stati disegnati da Morten e messi in produzione da un piccolo e giovane imprenditore del settore sartoriale “Jilani”. A maggio 2013 Morten ha firmato anche alcuni esemplari messi in vendita e subito andati sold out. La produzione è stata sospesa durante il periodo della pandemia:

Morten Harket

Autografo di Morten Harket sulla giacca in pelle disegnata da lui

Morten Harket

Morten Harket e Jilani. Morten autografa alcuni capi (maggio 2013)

Morten Harket

Morten Harket indossa la sua creazione: la giacca in pelle con le strisce bianche sul braccio

Morten Harket & A-ha

a-ha: Morten Harket indossa la maglia “coordinata” alla giacca in pelle (HVM Store 2 settembre 2015) credit@ Shirlaine Forrest

Sempre dalla matita “stilista” di Morten nasce la linea dei giubbotti dell’Hunting High and Low Tour e del tour precedente (indossati anche da Magne), nei colori del nero, azzurro e rosso con le riconoscibili cuciture sulle spalline:

Morten Harket

Morten Harket indossa la versione azzurra della giacca in pelle disegnata da lui (Concerto Dubai 2019)

Morten Harket & A-ha

A-ha Regenbogen Radio Germania 23 aprile 2016. Morten indossa la versione rossa della giacca in pelle di sua ideazione

Morten Harket progettista e architetto

Il sud-est asiatico è destinazione preferita di Morten Harket sia per lo svago che per sviluppare alcuni dei suoi talenti e visioni di un futuro possibile e sostenibile. Durante una delle visite alle Maldive fu invitato alla fine degli anni ’80 dall’allora presidente delle Maldive – Maumoon Abdul Gayoom – a ragionare su un progetto di sviluppo sostenibile di una delle isole dell’arcipelago; il musicista in collaborazione con l’amico e ingegnere Harald N. Røstvik elaborarono un progetto architettonico per la realizzazione di un villaggio completamente auto-sufficiente, a energia solare: un micro-cosmo auto generante e rinnovabile all’infinito.

Progetto isola solare Morten Harket

il progetto di Harald N. Røstvik e Morten Harket per la realizzazione di un’isola a energia solare nell’arcipelago delle Maldive (foto da archivio privato tratto da “Hjemkomst”)

Nel 1997 Morten Harket visitò il cantiere navale di Espen Brodin, il quale gli mostrò il progetto di uno yacht in lavorazione ambizioso e avveniristico dal nome “Castor”. Morten si rese subito conto che c’era qualcosa che non andava bene nell’aerodinamica e nell’efficienza energetica dello scafo e propose delle modifiche che furono ritenute troppo “visionarie” e radicali: Morten colse la critica come un impulso per dimostrare che aveva ragione e realizzò un modello di scafo – una lancia – con soluzioni innovative. Per far capire ai mastri carpentieri di Brodin e all’armatore stesso che lui era in grado di comprendere e gestire le linee, le forme, le proporzioni e le curve realizzò in una sola notte – la stessa della prima visita al cantiere – una figurina femminile, una silhouette intagliata nel legno, lunga solo 6 cm e perfettamente proporzionata. Per quanto convincente, lo scafo non fu, però, mai realizzato per i costi troppo alti di produzione[1].

scultura in legno - tre verk Morten Harket

Figurina femminile in legno (6 cm) scolpita da Morten Harket nel 1997 (diverse prospettive) – Foto da archivio privato tratto da “Hjemkomst”

Morten Harket - modello scafo

Il modello di yacht disegnato e realizzato da Morten Harket per i cantieri Brodin. 1997 (foto da archivio privato – Hjemkomst)

Quella per Brodin non è l’unica mini scultura femminile di Morten

Morten Harket scultura - treverk

Figura femminile – silhouette realizzata da Morten Harket (diverse prospettive – foto screenshot documentario “Morten Harket: The True story”)

Oltre a essere un abile ritrattista

[1] Informazioni tratte dal libro “Hjemkomst” di Ørjan Nilsson – Press Forlag 2019.

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