La messa dei morti

La tradizione del monaco della cattedrale e dei canti gregoriani medievali ha molti aspetti in comune con la tradizione popolare della messa dei morti.

Non bisogna dimenticare che Nidaros è anche e soprattutto il luogo dove Re Olav il Santo morì nel 1030. Sul luogo della battaglia a Stiklestad, fu eretta una prima chiesa, una costruzione in legno. Con l’aumentare del significato religioso e politico del Re Santo, si decise di costruire una chiesa in pietra: la leggenda vuole che sulla pietra dove il corpo del Re cadde ferito a morte, fu eretto l’altare. L’attuale chiesa in pietra di Stiklestad risale al 1100, fu restaurata nel 1928 ed è un posto prodigioso per molti aspetti. Da allora ognuno ha apportato il proprio contributo per arricchire il luogo: il colonnello Johan Von Lemfort nel 1710 fece erigere una piramide di pietra con una croce di ferro in cima.

Numerose sono le targhe e gli ex-voto che ricordano una grazia ricevuta o una guarigione: Il violinista Rostad di ritorno da una viaggio a San Pietroburgo si ammalò gravemente in Svezia, più si spostava a ovest e più le sue condizioni di salute peggioravano. Un giorno fece tappa a Stiklestad – il luogo della battaglia di re Olaf – e decise di visitare la chiesa. Appena si avvicinò all’altare si sentì improvvisamente bene e guarì: “Fu come se la malattia fosse stata strappata dal mio corpo”. Il giorno di San Olaf (Olsok, il 29 luglio) del 1929 fu inaugurata e benedetta una cappella cattolica nella chiesa di Stiklestad.

StiklestadLa chiesa di Stiklestad è anche nota per la messa dei morti nella notte di capodanno. Questa legenda popolare è legata alle chiese medievali in pietra e nasce nel periodo del passaggio dal cristianesimo al luteranesimo, intorno alla fine del 1500. Sul modello del primo racconto, si sono basate tutte le altre storie.

Protagonista della storia è la suora Reichwang di nobile casata e di religione cattolica in fuga dalla natìa Verdal e insediatasi nell’ancora cattolica Stiklestad. Una notte di capodanno fu improvvisamente svegliata da un rumore: “come di gente che si sposta in massa verso un luogo di incontro”. La suora si alza in fretta per vedere fuori dalla finestra: Alla luce pallida della luna vede la chiesa illuminata. La luce filtra dalle finestre e si riflette sulla neve. Crede che si tratti della messa del mattino e nonostante l’oscurità si convince che sia l’ora della messa. Si veste in tutta fretta e si dirige alla chiesa. Appena entra nel recinto dell’adiacente cimitero, sente che la messa è in pieno corso, si cantano i salmi con arpe e organi: una melodia così bella non l’aveva mai sentita. Davanti alla porta di ingresso incontra una persona vestita di bianco con una candela in mano che le apre la porta e le indica la strada. Con sua grande sorpresa, nota che la chiesa è affollata, ma la gente le fa spazio fino ad arrivare al primo banco. Appena si siede si accorge che la musica deve provenire da qualche altra parte, poiché non si vedono strumenti in giro, né arpe, né leggii, né libri dei salmi. Intorno a lei, la gente ha un’età indecifrabile: né giovani, né anziani, di carnagione chiara, pallidi e dall’aspetto giovanile. Le luci delle candele lanciano una luce fumosa e spettrale, è come se la suora vedesse tutto attraverso una nebbia.

All’improvviso compare un prete sull’altare. Spaventata a morte, raccoglie le sue cose e si affretta a uscire; ma in quell’istante incontra lo sguardo di una donna che le si avvicina e le dice “Buongiorno”. La suora le porge la mano per il saluto, ma l’altra rifiuta di darle la sua, si allontana e le dice: “Non devi stare qui!, vattene!, questa è la messa delle anime. Se resti fino alla fine, sei perduta!”

“Chi sei?” le chiede la suora

“Sono la tua migliore amica, quella che hai assistito al capezzale e che hai vestito per la deposizione nella bara”. A queste parole aprì il mantello e la suora riconobbe la spilla che le aveva appuntato prima della sepoltura. Guardandosi intorno, riconobbe una sua vicina morta anche lei diversi anni prima. Terrorizzata scappa verso l’uscita, ma tutta l’assemblea si alza e c’è chi cerca di afferrarla o salutarla. Giunta alla porta, il cappuccio del suo mantello rimane impigliato al campanello, lo strappa, scappa via, supera il cancello del cimitero e corre, corre, corre. Appena si ferma per riprendere fiato, si volta in direzione della chiesa, ma è tutto buio e silenzioso dentro e fuori la chiesa…come in una normalissima notte di capodanno.

Nessuna successiva variante norvegese è così ricca di elementi “cattolici” come questo racconto, forse proprio perché ambientata a Stiklestad, un luogo che per millenni è stato il centro del culto cattolico in Norvegia, insieme a Nidaros. Sempre nei dintorni di Nidaros, si concentrano i racconti con gli elementi mistici più forti, come nel monastero medievale di Halsnøy sul fiordo di Hardanger. 

Tratto da “Mystiske steder” di Ørnulf Hodne, professore di folklore e tradizioni popolari norvegesi dell’Università di Oslo.

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